La storia della radio raccontata da Bonfiglio direttore Mils alla mostra itinerante
SARONNO – Su richiesta di alcuni lettura ed alcuni presenti dell’inaugurazione della mostra itinerante presentata ieri al Mils pubblichiamo integralmente la relazione di Silvio Bonfiglio con un excursus storico e molte curiosità sulla storia della radio.
La Mostra vuole raccontare la storia della radio analizzandola sotto svariate prospettive: la tecnologia, la radio come mezzo di comunicazione di massa, le trasmissioni famose che ancora oggi si ricordano, la storia degli apparecchi radio e poi … alcune curiosità.
E’ una storia fatta da tanti uomini e tante donne e una particolare attenzione ovviamente l’ abbiamo voluta rivolgere a Guglielmo Marconi.
E’ una storia iniziata più di 150 anni, nel 1865 con la teorizzazione delle onde elettromagnetiche da parte del fisico scozzese, Maxwell.
Dal punto di vista tecnologico in questi 150 anni c’è stato un susseguirsi di sviluppi e innovazioni: dai primi segnali trasmessi da Marconi dalla villa paterna, la villa Griffoni di Pontecchio vicino a Bologna, fino alla radio digitale e alla web radio dei nostri giorni.
Si è accesa una lunga e forse poco utile diatriba su chi debba considerarsi il “padre della radiofonia”, una diatriba accompagnata anche da denunce e sentenze dei Tribunali. Alla domanda di chi sia l’inventore della radio non meravigliatevi se – mentre i più risponderanno Guglielmo Marconi – in Russia invece sarà unanime il riconoscimento di Aleksandr Popov così come molti negli Stati Uniti citeranno il nome di Nikola Tesla. Ma forse la risposta più giusta è contenuta in un una frase dello stesso Guglielmo Marconi che evidenzia come il più delle volte l’innovazione sia il risultato di uno sforzo corale
“A Firenze tutti ammirano la cupola di Santa Maria del Fiore e in tale opera tutti ammirano il genio di Filippo Brunelleschi. Ma questo grande architetto non avrebbe mai realizzato la sua opera se non avesse utilizzato i mattoni di Pontassieve, i marmi di Carrara, le impalcature di mastro Alberico di Forlì, le corde di Narduccio il pisano”.
Guglielmo Marconi in ogni caso fu il primo a intuire le grosse potenzialità applicative della trasmissione senza fili e a lunga distanza dei segnali.
Fu una delle prime figure di “scienziato-imprenditore”; la Wireless Telegraph and Signal Co. Ltd, la società da lui fondata a Londra insieme al cugino, divenne ben presto un colosso non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti.
Nello stesso tempo Marconi fu uno dei primi “cervelli” italiani costretti a emigrare per poter realizzare le proprie idee. Alla proposta presentata al Ministero delle Poste e Telegrafi in cui spiegava le potenzialità delle sue ricerche Marconi – allora ventiduenne – non ebbe alcuna risposta e si racconta che l’allora ministro Pietro Lacava liquidò la pratica con scherno scrivendo sulla busta “alla Longara” intendendo con ciò il manicomio di Roma.
La storia della radio non è solo una storia di tecnologia… Il suo utilizzo come mezzo di comunicazione di massa aggiunge a questa storia una valenza sociale e culturale.
In Italia le prime stazioni emittenti nacquero nel 1923 e nel 1924 fu creata l’URI – Società Anonima Radiofonica Italiana, la mamma prima dell’EIAR (1928) e poi dell’attuale RAI (1944).
La prima trasmissione fu messa in onda il 6 Ottobre 1924 alle 21; fu un concerto introdotto dalla prima annunciatrice della storia della radio italiana che i più identificano in Maria Luisa Boncompagni, la madre di Gianni Boncompagni.
In Italia le trasmissioni radio ebbero inizio con qualche anno di ritardo rispetto alle altre nazioni; in America infatti la prima stazione di radiodiffusione nacque nel 1909 (fu la San Jose Calling in California) e dieci anni dopo nacque il primo colosso, la RCA, un gruppo formato da General Electric, AT&T e Westinghouse. Nello stesso anno (1919) nacquero le prime trasmissioni in Europa; furono i cosiddetti “concerti olandesi”. La stazione trasmittente si trovava all’ Aja e il segnale era così forte da essere captato anche in Inghilterra e in Germania.
Nel 1921nacque la prima stazione trasmittente in Francia con un’antenna installata sulla Torre Eiffel mentre la BBC in Inghilterra iniziò a trasmettere nel Novembre del 1922.
Da un punto di vista finanziario le radio si sostennero interamente con la pubblicità come avvenne in America oppure con un contributo su ogni apparecchio radio venduto come venne fatto in Inghilterra o infine con il pagamento di un canone da parte degli utenti come avvenne in Italia; al canone si aggiungevano i ricavi delle sponsorizzazioni di alcune trasmissioni da parte di aziende private. Alla libertà di trasmissione esistente negli Stati Uniti che fece nascere diverse stazioni trasmittenti appartenenti ad aziende diverse si contrappose in Europa un approccio di tipo “monopolistico” con la radiodiffusione gestita da un ente governativo e controllata in misura più o meno intensa dalla Stato.
In Italia la radio – a seconda dei periodi storici – fu condizionata dal contesto politico; spesso però e fortunatamente fu essa stessa a condizionare e a fare da traino all’evoluzione socio-culturale del paese. Interessante fu la svolta avutasi con la fine del monopolio statale e la nascita delle radio locali. Uno dei primi esperimenti di radio libera nacque nel 1970 – quando ancora la legge non lo consentiva – con la radio Sicilia Libera, la “radio dei poveri” voluta dal sociologo Danilo Dolci; la radio riuscì a tramettere da Partinico solo per 24 ore.
Dal 1924 a oggi ci sono state tante trasmissioni radiofoniche ed alcune di esse sono divenute “storiche” e hanno determinato nuove tendenze e nuovi linguaggi radiofonici.
Nacquero gli sceneggiati a puntate come i Quattro Moschettieri che previsto inizialmente in sei puntate ebbe un successo tale che durò quasi tre anni con in totale 64 puntate. Nacquero i programmi di attualità, le cronache in diretta e ovviamente durante il Ventennio la radio fu un grosso strumento di propaganda del regime fascista. Si potevano però anche ascoltare – trasmesse dall’estero – trasmissioni in Italiano che sbugiardavano la propaganda del regime come Radio Londra che iniziò a trasmettere nel 1939; il regime reagì con leggi che prevedevano non solo pene pecuniarie ma addirittura la galera per chi veniva scoperto ad ascoltare le trasmissioni politiche trasmesse dall’estero. Durante la 2^ guerra mondiale Radio Londra servì per fornire informazioni in codice ai partigiani e fra le voci più ascoltate ci fu quella di Ruggero Orlando che dopo la guerra divenne corrispondente della RAI da New York.
Iniziarono le trasmissioni sportive come la radiocronaca delle partite di calcio: la prima fu Italia-Ungheria del 1928 con la radiocronaca di Giuseppe Sabelli Fioretti mentre nel 1934 furono trasmesse le partite del Campionato Mondiale di calcio e la voce della radiocronaca fu quella inconfondibile di Nicolò Carosio.
Nacquero trasmissioni e personaggi rimasti famosi come “Chi è al microfono” il primo quiz radiofonico condotto da Eduardo e Peppino De Filippo nel 1936, Botta e Risposta di Silvio Gigli andata in onda dal 1944 al 1956, Rosso e Nero nel 1951, la Corrida iniziata nel 1968 con la conduzione di Corrado, Alto Gradimento (1970) condotta da Boncompagni e Arbore e andata in onda per sei anni, Hit Parade iniziata nel 1967 con Lelio Luttazzi e in tempi più recenti (dal 2001 al 2008) Viva Radio 2 con Fiorello e Baldini.
Nacquero i primi reporter come Sergio Zavoli ed Enzo Biagi e nacquero pure i primi programmi di satira. Il primo in assoluto fu trasmesso nel 1952 condotto da Dario Fo; raccontava varie storie a mo’ di parabole con personaggi del passato ma con riferimenti continui e ironici al presente. Solo dopo la 18^ puntata i dirigenti RAI si accorsero dell’intento satirico e anti governativo delle parabole di Dario Fo e decisero lo stop del programma.
Nacquero a metà degli anni ’60 i primi disc jockey che cambiarono anche il linguaggio della radio, introducendo parole straniere e velocizzando i ritmi: alla RAI gli antesignani furono Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Adriano Mazzoletti, Renzo Nissim; sulle radio private il precursore fu Claudio Cecchetto e fra gli altri Amedeus, Fiorello, Gerry Scotti, Jovanotti.
Quale sarà la radio del futuro? Secondo alcuni esperti sarà una radio tematica ossia una radio dedicata esclusivamente a un tema particolare (es. sport, notiziari di attualità, musica, ecc.). In realtà un esempio di radio tematica esiste già da tempo, Radio Vaticana, inaugurata nel 1931 e alla cui creazione contribuì anche Guglielmo Marconi.
Alla storia della radiofonia si accompagna anche la storia dell’evoluzione degli apparecchi radio che permettevano la ricezione a casa dei programmi. E’ questa la storia che il Mils testimonia con la sua ricca e preziosa collezione di radio d’epoca (più di 160) che vanno dagli anno ’20 fino agli anni ’60.
Attraverso la collezione si scopre tutta l’evoluzione tecnologica del settore, dalle prime radio a galena che non avevano bisogno di alimentazione e corredate di una cuffia consentivano un “ascolto singolo”, all’avvento degli altoparlanti che permettevano l’ ”ascolto multiplo” dando alla radio anche una connotazione sociale, di “oggetto” attorno a cui la famiglia tutta si riuniva. La radio era ancora un oggetto di elite; nel 1924 – quando in Italia cominciarono le prime trasmissioni – gli abbonati erano 15.000 e un buon apparecchio costava più di un’automobile.
Dalle radio a valvole si passò a quelle a transistor, dalla modulazione di ampiezza a quella di frequenza fino ad arrivare alle radio digitali di oggi (le radio con sistema DAB e le web radio). In questi quasi 100 anni abbiamo avuto non solo un’evoluzione tecnologica, ma anche un’evoluzione nel design, nelle forme e nei materiali usati per le “scatole dei suoni”. Si passò da un semplice contenitore “squadrato” in legno o metallico con alcuni componenti esterni come l’altoparlante, l’antenna e l’alimentazione a un mobile compatto in legno capace di contenere il tutto. La radio diventò parte dell’arredamento della casa, un vero e proprio mobile che si uniformava al gusto e agli stili delle diverse epoche.
Cambiarono anche i materiali e dal legno si passò al cartone pressato e bachelizzato, alla bachelite, ai materiali plastici dei tempi più recenti.
La collezione del MILS testimonia anche l’evoluzione del Saronnese perché include tanti oggetti prodotti da aziende locali che hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo socio-economico del territorio; non solo la FIMI Phonola che conquistò un ruolo di primordine nel mercato del settore anche a livello internazionale ma anche la Incis, la Lesa, la Wundercart.
La storia della radiofonia è anche costellata da vari episodi curiosi; nella Mostra ne abbiamo voluto ricordare alcuni. Qui ne citiamo tre.
Il primo è relativo alla censura che veniva imposta alla radio durante il Fascismo e in particolare il divieto dell’uso delle lingue straniere che fece trasformare Louis Armstrong in Luigi Fortebraccio e Benny Goodman in Beniamino Buonomo. Negli anni ’50 furono poi rigorosamente bandite parole come “ascella”, “intestino”, “talamo”, “alcova”.
Il secondo episodio ha tutti gli ingredienti del thriller … Si parlò a lungo di un possibile uso bellico delle onde elettromagnetiche e sia a Nikola Tesla che a Guglielmo Marconi vennero attribuiti studi – commissionati dai Governi – per progettare negli anni ’30 il cosiddetto “raggio della morte”, un’arma micidiale atta a bloccare l’avanzata delle truppe nemiche. La notizia è stata sempre avvolta da mistero e mentre fra i documenti di Tesla si trova qualche traccia su questi studi, nulla viene fuori dagli appunti di Marconi.
Infine abbiamo scoperto un legame, anche se indiretto, fra Marconi e il nostro Museo: nel 1912 Marconi fu protagonista di un gravissimo incidente stradale in Liguria e venne ferito gravemente all’occhio destro; ebbene l’auto con cui si scontrò la sua Fiat 50 HP era un’Isotta Fraschini, azienda storica con stabilimenti produttivi anche a Saronno. Ancora oggi i vecchi abitanti di Borgetto Vara chiamano la curva dove avvenne l’incidente “curva Marconi”.