La tragedia delle Foibe: il ricordo personale di Silighini

SARONNO – “Ero un bambino e certe cose ancora facevo fatica a capirle e ogni volta che quella coppia veniva a cena a casa nostra e il maestro William, compositore ancora affermato seppur ormai lontano dagli anni che lo consacrarono, mi diceva che dovevo essere orgoglioso di mio nonno io sorridevo e ascoltavo quelle storie che vedevo così lontane” inizia così il ricordo personale di Luciano Silighini Garagnani, esponente locale di Forza Italia, nel giorno della memoria delle Foibe.
“Mio nonno comandava un campo americano alla Certosa di Parma e lì nacque mia madre. Dal 1943 al 1951 gli americani da lì facevano passare molti esponenti del governo fascista salvaguardandoli dalle sommarie esecuzioni che i comunisti facevano regolarmente per le strade. Gli americani tutelavano la libertà e hanno permesso che quei pochi processi veri durante quegli anni si potessero eseguire davanti a un giudice regolare. Mio nonno accolse molte famiglie esuli dall’italiana Istria. Italiani costretti ad essere profughi, torturati e umiliati non solo dagli slavi ma anche dai tanti italiani comunisti prede di rancori e spesso ignoranza. Tra questi vi erano William e Olga, due musicisti, marito e moglie – continua Silighini – Mio nonno Franco li accolse, li salvò e li aiutò portandoseli con lui poi a Genova e fece di tutto per far sì che potessero tornare a una vita normale seppur lontani dalla loro terra venduta a quel comunismo spietato che è stata la dittatura di Tito”.
Silighini chiosa: “Oggi guardo a quei volti in cinegiornali sbiaditi, memorie per troppo tempo nascoste e umiliate ancora una volta da chi nega, sporca, ferisce, quei nomi italiani uccisi solo perché italiani. La memoria di un bambino deve essere piena di colori caldi e sorrisi ma ringrazio ancora una volta Dio di avermi fatto crescere al fianco di un nonno eroe, italiano, che non esitò mai a difendere i suoi fratelli sia quando da comandante dei carabinieri combatteva per il Regno d’Italia salvandosi perfino dalla campagna di Russia tornando con un piede congelato, che quando combattè al fianco degli Stati Uniti e la Quinta armata per difendere la Patria ferita e i suoi figli umiliati dal male vergognoso del comunismo”.
12022020