SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota del vicesindaco Pier Angela Vanzulli sul giorno del ricordo.

Primo Levi in una frase ha magnificamente fissato con poche parole il senso di quanto accaduto. “Se comprendere è impossibile, ricordare è necessario”.

Impossibile per le nostre menti comprendere il perché di tutti i genocidi che nel corso della storia si sono succeduti. Impossibile per le nostre menti comprendere perchè gli uomini non imparano mai dai loro errori. Per questo il non dimenticare è, non solo un dovere, ma l’unica ancora di salvezza che abbiamo rivendicare con tutte le nostre forze che noi siamo per la vita, per il bene.

Quando da bambina vidi un film, Kapo, di Gillo Pontecorvo ebbi chiaro il senso del dramma. Ricordo che piansi tanto, ma la “mente in cammino” di una ragazzina non aveva capito la portata del tutto. Poi capii. Ed anche quando ascoltai quei racconti che parlavano di individui, di famiglie, di gente a cui la dignità, la vita, i ricordi furono violentati e gettati nelle Foibe, anche allora capii che l’Umanità aveva corso il rischio di soccombere sotto i colpi del “male”.

Si perché usare la parola follia per definire quanto fatto, è il fornire una attenuante a chi allora, ieri com’è oggi, tortura, stupra, uccide. Lo stato di follia, in tutte le sue forme, essendo una malattia, è un modo troppo semplice per liquidare il problema.
Oppure il dire che quanti compirono queste violenze inaudite si “comportarono come animali”. Gli animali uccidono per difesa o per fame non per crudeltà.
Nei lager come nelle foibe, non c’erano dei malati, non c’erano animali, c’erano invece uomini che hanno lasciato che “il male” prevalesse in loro, dei malvagi che non avevano ne pietà, ne rispetto per la vita.

E non mi si dica che erano soldati che eseguivano degli ordini, sarebbe anche questa una scusa inaccettabile, perché anche la guerra, nella sua ingiustizia, crudeltà e devastazione, ha le sue regole, lo sterminio sistematico di civili no.

Per questo occorre essere sempre vigili per evitare che “il male prevalga”.
In questo momento la memoria corre al viso di quella giovane combattente curda violentata e trucidata a colpi di pietre. I suoi carnefici non le hanno usato pietà. In quel volto così bello, fresco, in quegli occhi orgogliosi e colmi di speranza ho visto “la vita”, presa, umiliata e distrutta. Quanta rabbia ho provato. Quanto dolore.

Non mi importa da che parte. Non mi importa sotto quale bandiera, nessun motivo in ogni parte del mondo può giustificare il dare sofferenza e morte.
Che ci si indigni per chi, nei campi di concentramento allora, nelle Foibe allora, nell’ex Jugoslavia ieri, come in Siria o in Nigeria oggi o in ogni dove, ha avuto o ha la vita presa ed annientata. Che vinca il bene!
La lotta è questa ieri come oggi ed in qualsiasi tempo.

Ed a chi nega addirittura che tutto questo dolore sia stato inflitto, vada il pensiero che ognuno di noi si potrebbe ritrovare un giorno con un numero tatuato sul braccio se la verità viene negata, si potrebbe trovare straniero nella propria terra se la memoria viene sopita e la storia riscritta per convenienza.

(foto d’archivio)

10022020

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