di EZIO MOTTERLE
Non è certo una condizione brillante quella con cui l’economia varesina si trova oggi ad affrontare l’effetto coronavirus. E la situazione di difficoltà evidenziata nell’ultima analisi congiunturale dalla Camera di commercio (che martedì riunirà per un punto della situazione tutte le componenti del sistema) associata ai problemi generati dall’emergenza, alimenta l’incertezza sulle prospettive per i prossimi mesi. Anche il Varesotto, terra di imprese ma soprattutto di piccole e medie imprese, riflette con preoccupazione sull’immediato futuro. Invitando però, come ha fatto in questi giorni l’Unione industriali, ad evitare allarmismi, in particolare sul fronte della comunicazione: “Siamo un Paese normale, anzi straordinario – viene precisato – perché le imprese nonostante l’emergenza continuano a lavorare come se nulla fosse”. Si rinnova insomma da parte del mondo imprenditoriale l’impegno a investire e produrre, pur partendo da un quadro già problematico che tocca con gradi diversi tutti i settori, mentre migliaia di lavoratori sono ora alle prese con impreviste situazioni di inquietudine. Qualche numero, intanto. Nel quarto trimestre dello scorso anno la produzione industriale ha registrato in provincia un -0,7%, ancor più negativa la situazione dell’artigianato con un -2,1% tendenziale. L’intero anno viene ritenuto comunque un periodo “di stasi” con una media della produzione industriale pari al -0,4% e di quella artigiana del -1%, valori distanti dal +3% registrato nel 2018 dall’industria e dal +0,4% dell’artigianato. Resta alta la quota di fatturato realizzato all’estero dalle imprese industriali (44%), più contenuta quella delle aziende artigiane (8,2%): un export anch’esso al centro oggi di una situazione complessa, che richiede un urgente rilancio di immagine sui mercati internazionali, segnati dalla pesante percezione dell’emergenza. “A far male oggi alla nostra economia – sottolinea l’Univa – non è tanto il covid-19, ma la psicosi che sta dilagando a un ritmo dieci volte più veloce del virus”. Col rischio di conseguenze imprevedibili sul mondo dell’impresa nonostante una situazione che risulta ovunque iper-controllata. Occhi puntati anche sulla cassa integrazione, possibile strumento di intervento per fronteggiare situazioni molto difficili nei comparti maggiormente colpiti, dal secondario al terziario: in tutto lo scorso anno si era arrivati a sei milioni 340mila ore autorizzate, il 7,8% in più rispetto all’anno prima. Ed ora?

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