di EZIO MOTTERLE
Stai a vedere che a forza di anomalie climatiche anche i merli ben presto torneranno bianchi… La tendenza ormai certificata all’aumento delle temperature ha finito per scardinare anche una delle leggende più antiche nate per spiegare come gli ultimi tre giorni di gennaio siano, o almeno fossero, i più freddi dell’anno. Vista da Varese, ma anche da buona parte del resto d’Italia e non solo, la suggestiva credenza pare ormai tramontata, sull’onda di un tempo che risulta ben più mite di quello atteso, aria di fresca primavera altro che di gelido inverno. Tanto da rischiare di confinare in archivio il racconto dei “giorni della merla” legato appunto al gran freddo assegnato dalla tradizione – ma non dall’osservazione scientifica – al periodo 29-31 gennaio, quando il popolare volatile fino ad allora coperto di piumaggio bianco sopravvisse al gelo rifugiandosi coi suoi piccoli dentro un caldo comignolo, salvo poi uscirne tre giorni dopo completamente ingrigito dalla fuliggine. Lui, cioè lei, con tutti i merlotti. Da allora dunque merli dalle piume nere o comunque scure e attesa di fine gennaio come picco del più grande freddo. Difficile ovviamente immaginare un’inversione di leggenda che – essendo ormai il periodo in questione caratterizzato da temperature non troppo invernali, come quelle registrate in questi giorni ai piedi delle Prealpi con massime attorno ai 13 gradi e generose folate di favonio – ridia d’incanto candore alla livrea del merlo, oggi alle prese con i nuovi tepori senza più necessità di riparare dentro una canna fumaria. Ma tant’è. La fine (salvo smentite sempre possibili viste le anomalie meteorologiche che incombono) della gelida attesa fissata annualmente sul primo mese del calendario aggiunge un altro tassello al quadro dissestato di una normalità del clima che pare ormai definitivamente perduta, con andamenti sempre più ondivaghi e mutamenti repentini nei momenti meno attesi dell’anno. Dopo le mezze stagioni ci siamo giocati comunque anche i “giorni della merla”, un tempo sottratti – si dice – al mese di febbraio da un gennaio fino ad allora più corto, per sanzionare chi troppo presto aveva inneggiato alla fine del lungo inverno. I falò delle Gioeubie hanno sancito intanto l’epilogo delle lunghe giornate buie e il ritorno ad una luce che ha già il sapore della bella stagione. Attenti però a non dare tutto troppo per scontato. C’è sempre da qualche parte un comignolo pronto a darci rifiugio, col rischio però di farci pagare cara, tre giorni dopo, una sfida irrispettosa all’imprevedibilità della natura.

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