SARONNO – “Qualcuno dovrebbe spiegare all’intera città per quale motivo chi chiede spiegazioni risulterebbe essere alla ricerca di visibilità o strumentale. Ancora di più, l’agire secondo carità non pone all’interno di una casta intoccabile, soprattutto quando la stessa viene fatta da enti privati impiegando fondi pubblici. Penso che la chiarezza, la trasparenza e l’umiltà dovrebbero essere ingredienti fondamentali di qualunque operazione e a maggior ragione in questo frangente”. Così il consigliere comunale indipendente Francesco Banfi sugli aiuti alimentari distribuiti in città nei giorni scorsi per l’emergenza coronavirus.

Prosegue Banfi:

Mi riferisco alla vicenda dei pacchi alimentari che, al momento, risultano non solo essere in ritardo di giusto una ventina di giorni (par quasi che chi ha fame debba semplicemente “stare zitto e stringere la cinghia”) ma addirittura in alcuni casi essere stati sostituiti con un buono spendibile al solo Emporio della solidarietà.

Va innanzitutto detto che la composizione dei pacchi, il valore, le forme di accesso al contributo statale sono definiti dalla stessa giunta nella delibera 57: il pacco non può essere sostituito da un buono anche se di pari valore. Oltre a ciò, per ciascun pacco l’allegato uno definisce i costi complessivi e unitari oltre la composizione dei nuclei famigliari: ne viene che l’acquisto dovrebbe essere fatto sulla base del numero di pacchi e dei nuclei famigliari indicati dai servizi sociali perciò la spesa sostenuta equivale ad una rendicontazione. Non affronto il conteggio dello sconto che ciascuna associazione ottiene dal proprio fornitore che, comunque, porta ad avere più merci rispetto il valore indicato nella delibera di giunta (l’assessore Tosi ha parlato di sconti fino al 30%).

La delibera 57 non contiene il modulo di richiesta informazioni nè i criteri per l’accesso all’aiuto alimentare e nemmeno le azioni successive (mi sarei aspettato almeno un importo di 60 mila euro per gli ulteriori 15 giorni di pacco alimentare per completare il mese), ma scopriamo che i costi sarebbero solo indicativi. Tuttavia carta canta.

Dicevo come in nessun caso la Giunta contempla la fruizione di un buono spendibile al posto del pacco alimentare: risulta dunque già “particolare” la modalità di cui si apprende nel comunicato dell’Emporio della solidarietà. Ancora di più, i 209 mila euro statali sono per alimenti “nuovi”, come quelli che troverebbe ciascuno di noi sugli scaffali dei supermercati: non vanno perciò bene le merci a data “da consumarsi preferibilmente entro” spirata. All’interno del pacco alimentare non vanno nemmeno bene alimenti non commercializzabili derivanti dal sostegno dell’UE: possono essere un surplus, un aiuto aggiuntivo oltre il contenuto del pacco alimentare, mai parte dello stesso. Credo vada anche sfatato un mito: che gli alimenti possano essere consumati anche oltre la data indicata è vero, ma non significa che sono “edibili forever”; stando alle guide del ministero della salute si parla, in dipendenza dal prodotto, al massimo di 12 mesi.

Ad ogni modo, credo che tutto sia riassumibile con una frase: ci sono soldi statali buoni che devono portare alimenti buoni a dei cittadini in difficoltà che stanno attendendo da più di venti giorni. A nome della città di Saronno andrebbero dette alcune parole:

– “scusa” a quei cittadini bisognosi che attendono le inefficienze (comunali e non) o hanno sperimentato un aiuto che è sembrato deludente

– “grazie” ai volontari che mettono impegno, coscienza e amore nel cercare di aiutare i concittadini

– “attenzione” a chi amministra i soldi statali.

22042020

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