di EZIO MOTTERLE
Due terzi della ricchezza prodotta sul territorio e ben oltre metà della forza lavoro: il settore terziario resta per il Varesotto una risorsa economica fondamentale. Secondo l’ultima analisi dell’apposito sistema informativo il comparto dei servizi, nel complesso, occupa sul territorio 149.544 addetti, il 56% del totale provinciale, mentre l’industria, con 94mila, si ferma al 35%. Lontano il settore primario, solo 2.900 occupati in agricoltura, poco più dell’1%. Va sottolineato che nonostante le perdite dovute alla lunga crisi, ancor oggi l’occupazione trova sbocchi rilevanti nel secondario: oltre all’industria, storica locomotiva della crescita in quest’area, vanno anche considerate le costruzioni, che danno lavoro a 20.181 persone (8%), mentre all’interno di un terziario da primato il settore del commercio impiega ben 49.100 addetti (18%) ed il complesso degli altri servizi occupa 100.444 persone (36%). Il notevole livello di terziarizzazione del Varesotto trova conferma nel dato sul valore aggiunto generato dal sistema economico provinciale, espressione della ricchezza complessivamente prodotta, calcolato in base agli ultimi rilevamenti ufficiali disponibili e pubblicato online in questi giorni dal portale statistico della Camera di commercio di Varese: nel 2018 questo valore è ammontato a 24.049 milioni di euro, pari al 6,9% di quello lombardo e all’1.5% di quello italiano. E la maggior parte di questa ricchezza così determinata è garantita appunto dal settore terziario (66%), anche se la provincia mantiene un’importante caratterizzazione industriale, con un apporto del secondario, incluse le costruzioni, del 34,3%, quota che si ferma invece al 27,2% in Lombardia e al 24,1% in Italia. L’analisi di lungo periodo del valore aggiunto provinciale a prezzi correnti (compresa dunque l’inflazione) rileva intanto che, dopo i 23.273 milioni nel 2008, il territorio varesino ha subito l’effetto della crisi, tornando a crescere solo nel 2016, per poi toccare il punto massimo proprio nel 2018, che stima un valore aggiunto pari appunto ai 24.049 milioni di euro. Aumenta anche la ricchezza prodotta per abitante, senza però riuscire a superare il picco del 2008 (27.049 euro), attestandosi nel 2018 a 27.018. In questo stesso anno, il valore aggiunto pro-capite si è incrementato dell’8,7% rispetto al minimo toccato nel 2009 (24.817 euro). Un livello che assicura all’economia del Varesotto un posto di primissimo piano, evidenziando tra l’altro il ruolo chiave delle imprese nella spinta verso lo sviluppo.

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