SARONNO – Un maxi graffito all’ingresso di piazza Saragat, quella del parcheggio a pagamento a servizio dell’ospedale cittadino, è stato realizzato nelle ultime ore dagli anarchici del collettivo Adespota.
Un “Ciao Sante” a caratteri cubitali argento su sfondo grigio dedicato a  Sante Notarnicola scrittore, poeta, rapinatore, militante politico e gestore di osterie. E’ scomparso lo scorso 22 marzo, all’età di 82 anni. Era l’ultimo sopravvissuto della famosa banda criminale messa in piedi da Pietro Cavallero.
Ad accompagnare il saluto poche parole in corsivo rosso “e ci chiamarono delinquenti
infine vollero sbarrare il cielo, non ci riuscirono del tutto altissimi guardiamo i gabbiani che volano”. Sui social la dedica “A Sante Notarnicola, poeta bandito, 1938-2021”.
Sante Notarnicola è stato un rivoluzionario e poeta italiano. Si era ammalato di Covid, ma era riuscito a guarire. E’ scomparso per complicazioni di salute comparse successivamente. Proprio in occasione della sua morte il Resto del carlino ne ha così tratteggiato la biografia: “Nato a Castellaneta (Taranto) nel 1938,  aveva trascorso la prima infanzia fra miseria ed emarginazione sociale. Abbandonato dal padre, finisce in un Istituto per l’infanzia abbandonata, dal quale esce a 13 anni per raggiungere la madre, nel frattempo emigrata a Torino. Nel capoluogo piemontese, in giovinezza, si legò a gruppi rivoluzionari e anarchici. Il 16 gennaio 1967, nel corso di una rapina a Cirié, la banda di cui rapinatori di cui faceva parte uccise il medico Giuseppe Gajottino. Il 25 settembre 1967, quando fu preso d’assalto il Banco di Napoli a Milano, la Polizia intervenne e in una sparatoria morirono quattro persone. Notarnicola e Cavallero vennero arrestati il 3 ottobre dopo la fuga e l’8 luglio 1968 furono condannati all’ergastolo. Le gesta del gruppo di rapinatori ispirò il film Banditi a Milano. Cavallero era interpretato da Don Backy. Nel 1978 il suo era il primo nella lista dei 13 nomi indicati dalle Brigate rosse come detenuti da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro. In carcere fu protagonista di numerose rivolte per ottenere migliori condizioni detentive. Studiò e iniziò a scrivere, pubblicando libri, il primo fu ‘L’evasione impossibile e scritti poetici’. Seguirono le raccolte di poesie “Con quest’anima inquieta” e “La nostalgia e la memoria”. Da metà degli anni Novanta in semilibertà ha iniziato a gestire il pub Mutenye in via del Pratello. Ottenne la libertà nel 2000″



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