SOLARO – E’ la Uilm che in una nota denuncia la situazione di crisi dello stabilimento Electrolux di Solaro dove in 600 sono in cassa integrazione. “Con la sottoscrizione di contratti di solidarietà per Forlì e Porcia abbiamo scongiurato i 210 esuberi dichiarati da Electrolux due settimane or sono, ma la situazione del settore degli elettrodomestici è tale da richiedere un confronto anche col Governo per garantire la sostenibilità della produzione in Italia”. Lo dichiara Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore degli elettrodomestici.

“Siamo riusciti a pattuire con Electrolux – spiega Ficco – clausole finalizzate a garantire una più equa rotazione fra i lavoratori e un maggiore coinvolgimento dei delegati sindacali nell’utilizzo dell’ammortizzatore sociale in fabbrica. Il contratto di solidarietà sia a Forlì sia a Porcia sarà vigente da ottobre a giugno. Tuttavia la situazione di Electrolux e del settore pongono problemi gravissimi e comuni a tutti gli stabilimenti italiani. Per Solaro e per Susegana abbiamo difatti già concordato un differente e migliore utilizzo della cassa integrazione e abbiamo previsto di effettuare un apposito incontro sulla attuazione degli accordi di recente sottoscritti, al cui integrale rispetto richiamiamo la Electrolux”.
“La fase che stiamo attraversando – conclude Ficco – è cruciale per la industria italiana in generale e per il settore degli elettrodomestici in particolare, come già attestava la clamorosa decisione di Whirlpool di cedere le attività europee e poi quella di Electrolux di proclamare 210 esuberi e di annunciare un pesantissimo calo dei volumi in tutti gli stabilimenti italiani. La produzione di elettrodomestici rischia di diventare non più sostenibile stretta com’è dal calo della domanda e dagli incrementi dei costi. Come sindacato abbiamo raggiunto anche di recente accordi sofferti non solo per scongiurare gli esuberi ma anche per ottenere nuovi investimenti in Italia, da ultimo quelli di Solaro e di Susegana, ma oramai la situazione è talmente grave che lo sforzo di impresa e sindacato da solo non basta più: occorre che l’Italia faccia sistema per preservare l’apparato industriale”.


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