SARONNO – Fa molto discutere, il mondo del calcio ed anche quello della politica, il progetto di creare una Superlega di calcio. Abbiamo chiesto un commento ad addetti ai lavori del saronnese.

GABRIELE MUSARO’, ASSESSORE ALLO SPORT
Lo sport si basa su un principio di merito agonistico, a tutela di una competizione sana. La decisione di istituire una Superlega calcistica tra 12 club europei mi vede tutt’altro che entusiasta.

LORENZO PUZZIFERRI, PRESIDENTE COMMISSIONE SPORT CONSIGLIERE COMUNALE
Comprendo la necessità di soluzioni per la situazione delicata che sta affrontando l’industria del calcio. Sono anche d’accordo sulla creazione di una competizione più qualitativa della Champions League, perché bisogna considerare il calcio ad alti livelli come il mondo dello spettacolo, più gli attori (i calciatori) sono bravi a recitare, maggiori saranno gli spettatori che seguiranno con passione e attenzione le partite.
Il problema però sta alla base della cultura sportiva: manca la meritocrazia. Sembra la partita di calcetto che viene organizzata fra amici, nel quale le potenti squadre decidono chi invitare e chi escludere. Qual è il criterio col quale una squadra può partecipare a questa competizione? L’unico metodo sportivo e corretto é il “merito”, ed é questo che lo sport non deve mai smettere di insegnare dai più piccoli ai più grandi.

GIANPIETRO GUAGLIANONE, CONSIGLIERE COMUNALE EX ASSESSORE ALLO SPORT
L’obbiettivo è chiaro, e da anni lo perseguono, snaturare quello che era il gioco più bello del mondo che univa i due continenti latinoamericano ed europeo e via via gli altri paesi con regole semplici e tanta tanta passione. Hanno distrutto un luogo di aggregazione e tradizione come lo stadio dove per 90 minuti almeno tutti sono uguali e tutti hanno una volontà sostenere i colori della propria squadra, con imposizioni, tortelli, settori vip e divieti dei più assurdi con leggi speciali. Non c’è più il tifoso ma è stato sostituito dal consumatore di un servizio. Ora continuano con questa assurdità nella quale si perde il senso della conquista di un titolo o di una posizione per arrivare a giocare una competizione più importante.

FLAVIO ARMANINI, FRONTE RIBELLE
Ho smesso di seguire del tutto il calcio professionistico da ormai dieci anni, da quando la vorticosa accelerazione verso una gestione per soli interessi economici ne ha snaturato quasi totalmente i valori fondamentali. Questa ennesima novità della creazione di una Super Lega non mi stupisce più di tanto in quanto la considero un naturale proseguimento di un processo in atto da quasi trent’anni. Fanno sorridere ancor di più Uefa e Fifa, risvegliatesi dall’oggi al domani come paladine dei tifosi (dopo aver lavorato da sempre contro il loro interesse) per mascherare il timore della perdita di una grossa fetta di mercato. Ritengo ormai che solo il calcio dilettantistico e il calcio popolare, nonostante i limiti in termini di spettacolo offerto, possano incarnare a pieno i valori in cui credo e che mi hanno fatto innamorare di questo sport.

FBC SARONNO
Crediamo fortemente che il calcio debba essere emanazione del territorio e di conseguenza non possiamo che dire che il calcio debba vivere una dimensione locale con sguardo ampio, il problema oggi non pensiamo sia la superleague o meno ma il fatto che il calcio viene sempre più vissuto come un ambito esterno e sempre meno come una realtà territoriale. Basta guardare come viene vissuta la domenica nel Sud italia una partita di terza categoria, o in inghilterra una partita di non league e come viene vissuta una partita dalle nostre parti.
Noi possiamo ritenerci una mosca bianca fortunata ma il calcio dovrebbe vedere un ritorno di attaccamento da parte di quelle persone che negli anni hanno preferito abbandonare i campetti di periferia a favore delle grandi squadre di altre cittá. Super league o no per noi cambia poco…

SIMONE MANGIAFICO, PRESIDENTE LOKOMOTIV SARONNO
Il calcio stava implodendo da anni, e da danni lo vado ripetendo, ma così con la SuperLeague morirà definitivamente. In questo modo sparirà ogni senso di collettività, meritocrazia, appartenenza. Sparirà insomma l’idea di calcio come lo conosciamo noi.
Con la SuperLega non avremmo vissuto pagine di sport, cito solo le più recentei per non dilungarmi troppo, come il Leicester campione d’Inghilterra partendo dalla Serie B, come il Lione degli anni 2000, come l’Atalanta ai quarti di finale di Champions… ma anche lo stesso Inter del Triplete o il Milan delle 7 Champions League che ha incantato il mondo intero.
Con la SuperLeague ci saremmo persi tutto questo… a fronte di cosa?
Di un torneo trasformato in un banchetto di avidità ed interesse per il dio denaro di pochi padri fondatori, dove mangi solo su invito e solo se vogliono. È questo che ambiamo dallo sport che una volta era il più bello del mondo?
Da uno sport che ci ha permesso di vedere il Napoli di Maradona scardinare le potenze del Nord, vedere l’Ajax di Cruijff inventare il calcio moderno o di conoscere Pelè tra i campi di periferia in Brasile?
Non ci sarebbe stato nulla di tutto questo…
La SuperLeague è ciò che un vero tifoso di calcio ha sempre temuto. Diventerebbe uno show da vendere a Paesi in cui il calcio non è mai appartenuto come cultura ma che possiedono il portafoglio del mondo. Parlo di Cina ed Emirati Arabi.
Fin da piccoli si sogna di vincere la Champions, di essere sul tetto del mondo anche se si è piccoli e poveri, non di banchettare su invito ad un tavolo al quale sedersi chiedendo scusa se non si indossa l’abito griffato come i padroni di casa.
La soluzione non è chiudersi tra quattro mura e aumentare il gap con le altre squadre di tutto il mondo, piuttosto rivedere insieme come arginare lo sperpero eccessivo di soldi prendendo ad esempio il modello tedesco.

PAOLO ZERBI, GIORNALISTA SPORTIVO
Il discorso Superlega è sicuramente ampio e complesso. Che ci sia del malumore da parte delle 12 “dissidenti” è ormai eloquente. Che Fifa e Uefa non siano delle “verginelle” altrettanto risaputo. Detto questo, personalmente sono contrario alla Superlega, per una questione romantica che si unisce alla questione del merito sportivo. Certo, poi c’è un modo del calcio da salvare. Se è una via moderna per aumentare gli incassi e avere un “mondo calcistico” migliore allora può essere un’idea. Se, però, è fare una lega unica con più partite per salvare un mondo che se no muore, non è la soluzione. L’eventuale “morte” sarebbe soltanto posticipata.

AGOSTINI MASINI, SPEAKER RADIORIZZONTI
La superlega è una stupidata per il social/calcio. Ma il problema economico rimane. Non è più pensabile che le società siano tutte in perdita. Bisogna a livello nazionale e europeo ridurre i costi del calcio. Basta pazzie, la crisi economica non può escludere il calcio. Bisogna ridimensionarsi.

PAOLO RENOLDI, SPEAKER RADIORIZZONTI
L a superlega sarà inevitabile, le società sono alla ricerca di nuovi introiti e in questo progetto saranno sponsorizzate da un colosso come Jp Morgan pronto ad investire miliardi in un “circo” come il calcio. Si parla di un fatturato triplicato per i partecipanti alla superlega.

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