BARLASSINA – Affollata Festa della liberazione in piazza a Barlassina. Questo il discorso del sindaco, Piermario Galli.

Saluto e ringrazio tutti i presenti; in particolare saluto e ringrazio tutte le autorità militari, civili e religiose, le associazioni, il Corpo musicale Santa Cecilia e con particolare affetto gli alunni della nostra scuola accompagnati dai loro insegnanti. È soprattutto a loro che vanno consegnati il ricordo e il senso di questa ricorrenza. Ora che i testimoni diretti di quegli avvenimenti stanno via via scomparendo, la trasmissione della memoria è vitale. Ed è vitale non per qualcuno, ma per tutti, per la tenuta della nostra democrazia e delle nostre istituzioni perché, è bene ribadirlo forte e chiaro specialmente in questo momento, la nostra Repubblica e la nostra Costituzione sono scaturite dai valori della Resistenza e dell’antifascismo, che non possono essere cancellati con un colpo di spugna o sottoposti ad un bieco revisionismo.

Non si può confondere la necessità di una critica storica di taluni singoli avvenimenti, con una negazione o una confusione di ciò che accadde durante il periodo nazifascista e del secondo conflitto mondiale. Dire, come è vero, che il 25 aprile è la festa di tutti, non può assolutamente equivalere a dire che le posizioni in campo valessero l’una per l’altra, che il decidere di stare da una parte o dall’altra avesse la stessa dignità. Dire che il 25 aprile è di tutti significa riconoscere che ciò che è scaturito dal 25 aprile è patrimonio di tutti, perché a tutti ha restituito la libertà e la dignità di cittadini, anche a coloro che quella libertà l’avevano negata agli altri.

Parliamo di 25 aprile come di Festa della Liberazione, e se tutti furono liberati dal giogo nazifascista, se a tutti i morti, come tramandatoci dalla nostra millenaria civiltà, va la pietas, è però ai liberatori che devono andare il ricordo e la riconoscenza. Ed è quello che oggi e ogni 25 aprile facciamo, rinnovare la memoria di coloro che a vario titolo si prodigarono perché dopo anni di dittatura e di guerra l’Italia potesse riacquistare libertà e rifondare le sue istituzioni. Furono tanti e davvero agirono nei modi più diversi:

certo i partigiani, di tante estrazioni, che animarono la Resistenza, ma anche quei militari che all’indomani dell’8 settembre si rifiutarono di continuare a combattere al fianco delle truppe fasciste e naziste; quegli operai che diedero il via a ripetuti scioperi nelle fabbriche, quei religiosi che, unitamente a tante famiglie e semplici cittadini, nascosero ebrei e perseguitati; quei padri che si rifiutarono di prendere la tessera del partito fascista e dovettero affrontare non poche difficoltà per sfamare le loro famiglie.

A questi coraggiosi donne e uomini dobbiamo un’Italia libera e democratica, dove ancora oggi possiamo vivere in pace ed esprimerci liberamente. Al loro posto noi cosa avremmo fatto? Cosa faremmo oggi se ci trovassimo a decidere da che parte stare? Forse noi non possiamo giudicare chi all’epoca decise di stare dalla parte sbagliata o di non decidere; come diceva qualcuno “se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare”, ma proprio per questo ammiriamo ancor più e abbiamo un inesauribile debito di riconoscenza nei confronti di chi ebbe il coraggio di decidere di stare dalla parte giusta, pagando spesso anche con la vita questa decisione.

Un pensiero poi non può non andare anche quest’anno a chi in Ucraina e in tanti paesi del mondo sta combattendo per difendere o conquistare la propria libertà. Non nascondiamoci: ad oltre un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina tanti, troppi distinguo, si stanno facendo strada ed insinuano che in fondo ci sono torti da entrambi le parti, che il prezzo da pagare sta diventando troppo alto per tutti, e quindi l’importante è che la guerra finisca, non importa come.

Tutti vogliamo la pace e auspichiamo che ai più alti livelli davvero venga messo in campo ogni sforzo perché ci si arrivi, ma anche qui al netto di alcune singole analisi che si possono e per certi versi si debbono fare, è fondamentale non confondere aggressore e aggredito e avere la consapevolezza che accettare il sopruso significherebbe indebolire la libertà di tutti.

La libertà non è tranquillità, la libertà è impegno, la libertà ha un prezzo, la libertà va custodita giorno per giorno. Noi italiani non abbiamo oggi una dittatura da sconfiggere, ma ciascuno di noi può soffocare la libertà ogni volta che gira la faccia davanti a un sopruso, ogni volta che si rassegna alle diseguaglianze, ogni volta che si rinchiude nel suo piccolo mondo e rinuncia a dare il suo contributo alla società e alla comunità in cui vive, in primis non esercitando il diritto di voto. Ogni volta che i diritti e la partecipazione vengono compressi, la libertà subisce un duro colpo. L’augurio in questo 25 aprile è che sappiamo avere la consapevolezza del grande valore della libertà, custodirla e avere il coraggio di difenderla se necessario, sapendo decidere da che parte stare.

28042023

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