MISINTO – “Non solo il Municipio VI di Roma. Anche il Comune di Misinto ha scelto di diffondere sui canali istituzionali la proposta di legge “Un cuore che batte”. Inizia così la nota del Pd Groane che stigmatizza la scelta dell’Amministrazione comunale misintese di mettere nel tabellone luminoso di Cascina Nuova le informazioni relative alla raccolta firme per la proposta di legge “Un cuore che batte”. Il comitato promotore della proposta chiede l’introduzione, nell’art. 14 della Legge 194 del 1978, del comma 1-bis, dell’obbligo per il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza, di far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso.

“È evidente – afferma Davide Casata, segretario del Pd Alte Groane – la disparità di promozione tra questa iniziativa e tutte le altre proposte di legge di iniziativa popolare che passano per i Comuni ma che non trovano questi spazi di diffusione ufficiale. Una scelta propagandistica che piega l’informazione istituzionale dell’ente a favore di una proposta vergognosa.” 

“Obbligare le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto è qualcosa di brutale e violento” aggiunge il consigliere provinciale Vincenzo Di Paolo. “L’obbligo per il medico di far vedere alla donna intenzionata ad abortire il feto che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso è una proposta crudele – spiega Di Paolo – un atto violento spacciato come diritto della donna alla consapevolezza, così da essere libera e responsabile delle sue azioni.”“La donna non ha bisogno di essere resa consapevole da una legge che non tutela la volontà e non rispetta il diritto di scelta. Il cuore che non batte è quello di chi sa pronunciare soltanto giudizi morali e non riesce a comprendere, sostenere, aiutare, stare accanto” conclude Di Paolo.


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